Vestirsi è un’esigenza ma nasce prima di tutto per un bisogno di definire il nostro confine: Perchè vestiamo il corpo?
Il corpo richiede di essere vestito per non mettere a nudo ogni aspetto di noi.
Il corpo va conosciuto, amato e accompagnato nel nostro cammino di vita. Ciò che indossiamo non copre la nostra pelle ma riveste un ruolo fondamentale nel modo in cui ci osserviamo e desideriamo poi comunicare di noi stessi. Lo specchio ci permette di vedere la magia della nostra immagine riflessa, una porta importante per osservarci e capire molto di noi stessi, il punto di vista che ci porterà in empatia verso l’altro. L’abito e il corpo sono in sinergia, le sensazioni che proviamo quando ci valorizziamo sono uniche esattamente come lo sono se ci scordassimo di farlo. Il colore può cambiare la percezione delle cose, pensiamo ad esempio ad un paesaggio naturale quanto può modificare le sensazioni con i suoi colori, così come le meravigliose sfumature cromatiche che incontriamo nell’osservarci gli uni con gli altri. Gli aspetti sociali che hanno condizionato e continueranno a farlo, il nostro tempo, le scelte ma soprattutto il periodo storico in cui viviamo.
Ti piacerebbe una rubrica dove parliamo di corpo, moda e comunicazione nelle epoche?
Da oggi troverai in questo blog Abito,Abiti, Habitat una rubrica che ti parlerà di questo e molto altro legato al mondo della consulenza d’immagine e delle scelte d’acquisto migliori per te, il focus estivo sarà #lapellicciadestate
Parleremo del corpo dal nudo, all’intimo fino al costume e l’accessorio per ritrovare ogni settimana una parte del costume e della moda che ci hanno permesso di ritrovare nell’immagine un forte aspetto comunicativo di noi stessi e delle relazioni con gli altri.
Il corpo è l’unica cosa che davvero possediamo per intero e per sempre, non è un indumento di cui ci separiamo la notte per dormire o togliamo del tutto per una doccia o per il sesso. Purtroppo però questo sì, come un indumento, cambia e a volte migliora con il tempo, in certi casi diventa inevitabilmente fuori moda, forse per il fatto che la giovinezza è un club esclusivo che non ammette soci a vita? Ma in tal caso, mettetevelo bene in testa e ditelo con sicurezza a tutti, noi non invecchiamo, tutt’al più diventiamo vintage!
Il corpo è un abito che indossiamo o meglio una tavolozza troppo bianca e anonima, diversa da quella di tutti gli animali, adorni di naturali piume colorate o calde pellicce maculate. Il decorarsi e il modificarsi è un istinto, insito in noi, un’arte che ci è propria e che fa di noi un’artista o un creatore di moda. Gli antichi divinizzavano e mostravano il corpo,nel Medioevo lo si demonizzava e ricopriva per pudore e religione. Nel Cinque, Sei e Settecento il gioco delle forme più o meno grottesche, più o meno coprenti, più o meno seducenti. Il primo Ottocento lo denuda all’osso, il secondo Ottocento lo imprigiona.
Poco prima della Grande Guerra una ragazza di trent’anni di nome Coco (Chanel) fonda la sua maison de couture perseguendo con il suo originalissimo stile una nuova via nella moda, il cui principio era di ridare il corpo alla donna, togliendo tutto ciò che non serviva. Abiti, accessori e profumi che conosciamo bene che sono la base della storia del costume del primo Novecento. La più celebre Mademoiselle di Francia ci ha regalato un “abito” per il corpo in voga tuttora.
Una donna moderna che in un sol colpo getta alle ortiche il busto, scopre le braccia, accorcia gonne e capelli e si veste di morbidi tessuti di jersey ha bisogno di un nuovo trucco per il corpo. Un corpo svelato agli sguardi maschili e femminili che afferma la sua identità facendo l’amore con il sole, infischiandosene del pallore upper class e lanciando l’abbronzatura. Ecco, forse è questo il nostro primo total look per il corpo.
Abito e abitare, due parole che hanno una forte connessione con chi siamo.
ABITO e ABITARE hanno la stessa etimologia.
Habitus deriva dal latino habito, (habeo=avere) significa quindi stare, avere, condividere (nello spazio sociale).
ABITO ha molte declinazioni.
Questa parola ci riporta infatti anche all’abitudine, al consueto. Un modo di vivere le cose, definendo il “noi” e lo spazio circostante.
Già in questa fase ci accorgiamo di come sia forte il legame con noi e le nostre abitudini, che in questo momento abbiamo dovuto modificare e che quindi non ci risultano familiari e richiedono un cambiamento da parte nostra.
Le parole sono importanti e con loro anche il messaggio collegato.
Per questo la nostra immagine riferisce esattamente ciò che siamo, perché racconta nel suo linguaggio le nostre consuetudini.
Vestirsi è dare una forma.
Una rappresentazione del nostro modo di essere e percepire le cose e di interpretare l’esistenza in modo consapevole.
ABITARE significa occupare, avere confidenza con un luogo. Ma dentro l’abitare vi è anche il costruire, per questo nuovamente incontriamo consapevolezza e responsabilità.
Credo che proprio in questo punto troviamo la nostra determinazione come persone.
Scegliere come abitare il nostro corpo, la nostra seconda pelle (abito) e come manifestarsi nello spazio in cui viviamo (abitiamo).
Lo so che puoi trovare diversi giochi di parole in questo pensiero, ma se lo osservi globalmente ti renderai conto che è legato ad una solo aspetto, chi siamo.
Questo è il modo in cui ti senti anche tu quando apri il tuo guardaroba ogni giorno?
Trovo molto affascinante questa fase che in effetti si presenta spesso con le persone durante il percorso di #prenditiacuore.
Se anche tu vuoi scoprire ciò che rappresenta la tua immagine personale, gestirla in modo da sentirla congruente con la tua personalità ed il tuo stile di vita, il percorso di consulenza d’immagine ti permetterà di valutare il corpo in modo nuovo e ti permetterà di conoscere alcune strategie che , se sfruttate correttamente, hanno il vantaggio di darti una percezione del corpo da abitare.