Ad aver proposto una nuova visione di moda ecosostenibile è Ganni, noto fashion brand danese tramite la recente capsule collection realizzata in collaborazione con Levi’s, marchio indiscusso nella creazione di jeans.
Love Letter, questo il nome della collezione, è realizzata interamente con tessuto denim vintage e riciclato di proprietà della Levi’s e progettata “per essere indossata da molti, di proprietà di nessuno”.
Cosa significa? Che i tre capi ideati per la capsule – jeans 501, abito chemisier e camicia button-down – sono disponibili solo per il noleggio, ad un prezzo di 55 dollari a settimana. I consumatori possono, con un semplice click, noleggiare i pezzi direttamente dalla piattaforma Ganni Repeat, usarli, riportarli e leggere la storia di chi li ha indossati prima di loro.
La novità dei due brand è un approccio basato sullo sharing e sul recupero, una strada che potrebbe essere percorsa anche da altri marchi al fine di diminuire l’inquinamento prodotto dai capi moda. Quando si parla di jeans, infatti, si pensa al capo più indossato ed amato dal mondo intero, confortevole ma trendy, versatile e glamour, ma non tutti sanno che è tra una delle maggiori cause dell’inquinamento ecologico globale, non solo per l’utilizzo intensivo di prodotti chimici, delle grandi quantità d’acqua e di energia ma anche, e soprattutto, per il suo smaltimento.
L’impronta ecologica lasciata da un jeans, infatti, comincia fin dalla coltivazione del cotone: annualmente, per la creazione del denim viene consumato circa il 35% della produzione mondiale di cotone, implicando un utilizzo indiscriminato di pesticidi e sostanze chimiche, per non parlare della considerevole quantità di acqua necessaria per la coltivazione. Per un chilo di fibre di riso, che corrisponde alla quantità necessaria per la realizzazione di un solo paio di jeans, vengono impiegati circa 10.000 litri di acqua.
Successivamente, il cotone viene tinto per raggiungere la tonalità propria del “blue jeans” ed è in questa fase che, per permettere che l’indaco si dissolvi nell’acqua, vengono aggiunti metalli pesanti e sostanze chimiche, riversati poi nei corsi fluviali della zona, con il conseguente sversamento in mare.
Soprattutto se si parla di produzione low cost, i procedimenti di tessitura, taglio e cucito sono spesso associati a condizioni di lavoro deplorevoli, paghe esigue e, non raramente, allo sfruttamento della manodopera minorile. Per di più, per ottenere gli effetti estetici desiderati, i lavoratori sono costretti a respirare sostanze tossiche e a maneggiare prodotti potenzialmente cancerogeni come il permanganato di potassio utilizzato per lo sbiancamento localizzato e la sabbiatura, tecnica altamente pericolosa e denunciata più volte come nociva per la salute dei lavoratori.
Detto questo, diventa quindi fondamentale l’impegno a riciclare i tessuti e a dare nuova vita agli scarti per realizzare un prodotto finito, alla moda ma ecosostenibile; solo meno dell’1% di tutti i materiali utilizzati nell’abbigliamento viene riciclato ed usato di nuovo in vestiti. ù
Per di più, le tecnologie che consentirebbero di trasformare i capi in fibre vergini sono ancora inadeguate: un’opzione potrebbe essere il riciclaggio chimico che produce fibre vergini di alta qualità, disponibile per poliestere e nylon e, solo di recente, anche per il cotone, ma purtroppo i risultati non sono ancora del tutto economici e di buona qualità.
Dunque, non solo il recupero e il riutilizzo di Ganni e Levi’s rappresentano una best practice da seguire, ma la condivisione di capi d’abbigliamento potrebbe essere una nuova frontiera da raggiungere, che, se messa in atto dai grandi marchi, potrebbe migliorare notevolmente l’impatto del fashion system sul nostro pianeta.
Lo sharing è già diffuso in diversi settori, come quello automobilistico, perchè non metterlo in pratica anche nella moda?
Se anche tu vorresti rendere il tuo guardaroba più sostenibile pur rispettando il tuo stile e le scelte che ti distinguono, contattami per la tua consulenza gratuita e scoprire il percorso dedicato al guardaroba e l’immagine personale.